
È professore associato di didattica presso la facoltà di scienze della formazione di Bressanone, si occupa da oltre 25 anni di tecnologie dell’educazione ed é un appassionato studioso di tutto quanto riferisce al mondo dell’apprendimento, della didattica attiva e dell’uso intelligente della tecnologia, non solo informatica.
Alterna alle lezioni accademiche il lavoro stabile nelle classi e con i bambini, da cui non smette di imparare nuovi modi di fare quello che gli piace.
È padre di Sofia (7 anni: non-nativa digitale) e compagno di Barbara (pedagogista).
Vive a Bressanone, ha studiato a Bologna, é nato a Milano.
L’immersione informativa ormai inevitabile o generalmente considerata tale anche nella prima infanzia, vede da alcuni anni un ulteriore accrescimento e sofisticazione del consumo mediatico e, in particolare, dell’interazione con schermi di vario tipo.
Mentre la televisione si sposta sul Web e il computer “sparisce” all’interno degli smartphones, assistiamo anche ad una rischiosa sottovalutazione degli effetti a medio-lungo termine
sulle giovani generazioni.
Questioni che incidono ad esempio sulle competenze di base così come sulle relazioni sociali e che non dovremmo relegare ai margini della discussione educativa e socioculturale.
Discorsi che tendono appunto a passare in secondo piano rispetto al quasi inspiegabile entusiasmo incondizionato per ogni nuova baggianata tecnologica e per una rincorsa al “nuovo” che sappiamo esser legata molto più alle necessità del mercato che non allo sviluppo cognitivo dei nostri figli.
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